Dove il tempo perde la sua tirannia

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​Il bosco si svela, un respiro profondo e silvestre, un abbraccio antico e accogliente che avvolge l'anima stanca. Il sole, un visitatore timido ma costante, filtra tra le fronde, dipingendo sulla terra un arabesco di luce e ombra, un capolavoro mutevole e fugace. Ogni raggio, un dito dorato e premuroso, accarezza la rugiada sulle felci, le gocce scintillanti come lacrime di un gigante addormentato. L'aria, fresca e frizzante, porta con sé un profumo terroso e inebriante, un misto di muschio umido, foglie secche e resina ambrata che si insinua nei polmoni, purificando ogni pensiero.
​Il vento sussurra tra gli alberi, un lamento dolce e nostalgico, una storia senza parole che parla di secoli, di cicli infiniti. I fusti imponenti, scolpiti dal tempo, si ergono come cattedrali silenziose e venerabili, le loro cortecce rugose e scabre raccontano storie di tempeste passate e di rinascite primaverili. Le chiome, un mare verdeggiante e cangiante, ondeggiano dolcemente, un movimento ipnotico e rilassante che culla lo sguardo e la mente.
​Qui, il tempo perde la sua tirannia. Non ci sono orologi, né scadenze, solo il ritmo lento e inesorabile della natura. L'unico suono è la sinfonia del bosco: il cinguettio melodioso e gioioso degli uccelli nascosti tra il fogliame, il fruscio leggero delle foglie calpestate, il ronzio operoso e incessante degli insetti. Ogni suono è una nota in un'orchestra perfetta, una melodia primordiale e rassicurante che lenisce ogni ansia.
​La tranquillità non è assenza di rumore, ma un'armonia profonda e pervadente. È la sensazione di essere parte di qualcosa di vasto e immutabile, un tassello piccolo ma essenziale di un disegno più grande. È l'abbandono di ogni pretesa, di ogni maschera, per ritrovarsi nella propria essenza, nudi e vulnerabili, ma allo stesso tempo protetti e abbracciati. La foresta non giudica, non chiede, semplicemente accoglie.
​E in questa tranquillità, fiorisce la felicità. Una felicità pura, semplice, quasi infantile. Non è l'euforia di una conquista, ma la serenità di un'appartenenza. È il piacere di posare la mano su un tronco ruvido e sentire la vita che vi scorre, di sedersi su un masso ricoperto di muschio e osservare una formica che compie il suo viaggio instancabile. È la gioia di respirare a pieni polmoni, di sentire il cuore che batte lento e regolare.
​La luce che filtra, ora più intensa, ora più tenue, crea un gioco di chiaroscuri incantevole. Le macchie di sole, come monete d'oro sparse sul sentiero, invitano a proseguire, a scoprire cosa c'è oltre la prossima curva. Le ombre, lunghe e sottili, disegnano figure fantastiche e misteriose. È un mondo di contrasti, ma uniti in una perfetta e armoniosa fusione.
​Ogni passo è una scoperta. Un fungo solitario e bizzarro spunta dal terreno, un fiore selvatico e delicato si nasconde tra le erbe, un nido abbandonato, una scultura di rami intrecciati, pende da un ramo. Ogni dettaglio è un racconto, una prova della vita che pulsa, segreta e meravigliosa.
​La foresta diventa uno specchio dell'anima, riflettendo la sua bellezza intrinseca, le sue fragilità e le sue infinite possibilità. In questo santuario naturale, i pensieri si placano, le preoccupazioni si dissolvono come nebbia al sole. Il cuore si apre, leggero e riconoscente. È un ritorno a casa, un abbraccio dopo una lunga assenza.
​E mentre il sole scende, i suoi raggi si tingono di arancio e di rosa, i colori si fanno più caldi e avvolgenti. Il bosco si prepara alla notte, i suoi suoni si smorzano, le sue ombre si allungano. Ma la sensazione di pace e di gioia rimane, indelebile e profonda. È la promessa che, anche nella frenesia del mondo, esiste un luogo di rifugio, un santuario di pace, un'oasi di felicità, un luogo dove l'anima può finalmente riposare.

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Foto di mia proprietà scattata con telefono

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