Dove tutto è cominciato - Where it all began [MULTILANGUAGE]

La Nazionale di calcio italiana ha battuto poche ore fa, in una rocambolesca partita, la rappresentativa di Israele, con il risultato di 5-4. La gara era valida per i gironi europei di qualificazione ai prossimi Mondiali, che si disputeranno negli Stati Uniti, ma nonostante i sei punti in due match conquistati dagli azzurri del nuovo C.T., Gennaro Gattuso, strappare un biglietto per la rassegna iridata rimane ancora una chimera.
Se siete curiosi di sapere come ha potuto il nostro movimento, che nell'ultimo ventennio dello scorso secolo dominava in Europa e nel Mondo, ridursi a dover saltare due (probabilmente tre) mondiali di fila e a battagliare (e spesso soccombere) con nazionali dal blasone infinitamente inferiore, come Svizzera, Norvegia, Ucraina e Israele, sappiate che esiste una data precisa in cui la prima pallina di neve, diventata oggi valanga inarrestabile, è cominciata a rotolare giù dalla montagna: 26 aprile 1998.
Quel giorno, allo Stadio Delle Alpi di Torino (oggi trasformato nel moderno Allianz Stadium), era in programma la sfida tra Juventus ed Inter, valevole per la quartultima giornata del campionato, con le due squadre separate di un solo punto in classifica in favore dei bianconeri.
La Juventus, campione d'Italia 1997-98. Immagine di pubblico dominio
I padroni di casa giocano meglio ed aggrediscono subito la gara, portandosi in vantaggio grazie ad Alessandro Del Piero dopo una ventina di minuti. L'Inter prova una reazione, senza tuttavia riuscire a sfondare, quando, a poco più di una quarto d'ora dalla fine, accade un fatto destinato a restare nella storia.
Il brasiliano Ronaldo entra in area da sinistra, si allunga il pallone e si scontra con il difensore juventino, Mark Iuliano, stramazzando a terra come colpito dalle convulsioni. L'arbitro Ceccarini, a due passi dall'azione, valuta il contatto come un normale scontro di gioco e non interviene; il gioco prosegue e, nell'altra area, viene questa volta atterrato Del Piero, con l'arbitro deciso a conceder la massima punizione (poi fallita) ai bianconeri.
Apriti cielo. I giocatori dell'Inter accerchiano Ceccarini, allenatore e dirigenti nerazzurri entrano in campo e il presidente Massimo Moratti abbandona la tribuna in segno di protesta: per loro, il contatto precedente avvenuto tra Iuliano e Ronaldo rappresenta un calcio di rigore solare, un torto riconosciuto come unico responsabile del tramonto di tutti i loro sogni di gloria.
Massimo Moratti, BomberTuccio, Public domain, da Wikimedia Commons
Tuttavia, sebbene questa storia, grazie ad una narrazione martellante, sia diventata simbolo di uno scudetto "scippato", all'epoca quelle proteste apparvero quanto meno fuori luogo.
I due telecronisti dell'evento, Massimo Marianella e l'ex arbitro Massimo Chiesa, dopo aver osservato diversi replay, giudicarono il contatto come non punibile e dello stesso avviso rimase il direttore di gara di allora, Piero Ceccarini, in tutte le interviste successive rilasciate, anche a distanza di molti anni.
Una riprova di come l'episodio sia servito probabilmente ad alzare un polverone premeditato, da chi in quegli anni non accettava mai di arrivare secondo, sta il fatto che tutti i contatti simili avvenuti successivamente non siano praticamente mai stati puniti con un fischio arbitrale ai danni del difensore.
Su quella decisione arbitrale, così come su tutte le altre, si potrebbe rimanere a discutere per ore, ma la questione principale, mai affrontata in decenni di narrazioni sull'argomento, rimane un'altra: anche volendo riconoscere il fallo ed ipotizzare il goal dell'Inter nel successivo rigore (non scontato, dato che in quel campionato vennero falliti circa il 40% dei tiri dal dischetto), non esiste alcun modo di stabilire che i nerazzurri avrebbero vinto la partita, o che sarebbero riusciti a mantenere la parità.
Jon Candy, CC BY-SA 2.0, da Wikimedia Commons
Ma volendo ipotizzare un pareggio, risultato a quel punto più probabile, le distanze tra le due squadre sarebbero rimaste immutate, con la Juventus sempre avanti di un punto in classifica. A quel punto, qualora l'Inter avesse vinto tutte le restanti tre gare, l'episodio si sarebbe potuto considerare in qualche modo decisivo, ma la squadra di Gigi Simoni non riuscì, la settimana dopo, ad andare oltre lo 0-0 casalingo con il Piacenza, finendo addirittura per perdere a Bari 2-1 alla penultima giornata.
L'Inter terminò il campionato a cinque punti di distacco dalla Juventus (che pareggiò a Bergamo l'ultima giornata con lo scudetto già matematicamente conquistato) ed ecco l'"amara verità": l'episodio Iuliano-Ronaldo, classifica alla mano, si rivelò del tutto ininfluente, ma diede il via a campionati interi di narrazioni distorte, nelle quali per coprire i fallimenti di Moratti e delle sue spese folli si finiva per dipingere i nerazzurri come squadra bersagliata dagli arbitri.
Le stesse narrazioni che maturate di stagione in stagione, qualche anno più tardi porteranno alla creazione di Calciopoli, la bomba in grado di dare il via alla distruzione controllata del calcio italiano. Così, la prossima volta che seduti davanti al teleschermo imprecherete per la pochezza della nostra nazionale o delle squadre di club, ricordatevi di "papà" Moratti, l'"uomo onesto" che ha distrutto un giocattolo perfetto.
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