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RE: Il problema del Vesuvio

in #ita7 years ago (edited)

Sì, ok per il tuo sfogo, che è anche il mio, non credere (mi sento molto vicino a te).

Ma la tua soluzione "percorribile" è utopica quanto la mia per gli stessi motivi che dici tu. Proibire ogni altra costruzione edilizia (in mancanza di volontà) è lo sesso che evacuare l'intera area (in mancanza di volontà). Se manca la volontà si lascia scorrere esattamente le cose come sono. E quindi? Siccome le parole si perdono nell'etere non utilizziamo le parole?

Le alternative? E' chiaro che non vengono date. Ma perché non vengono date? Perché siamo tutti semplicioni e fatalisti? No, perché qualcuno ci guadagna, e non ci guadagna chi ha ripagato anni di sacrifici per racimolare i soldi per una casa, non ci guadagnano loro a rimanere lì. Loro sono sotto ricatto perché qualcuno ci guadagna. Poi ci sono anche i soliti furbi idioti che pensano di fare un affare a comprare casa, così come non mancano quelli che non resistono al fascino di quella montagna che parla di casa, e non mancano quelli che non possono fare a meno di tornare dai propri affetti .

Se le case dell'Aquila non ci sono, se le alternative per chi abita in zone pericolose non ci sono, se coloro che denunciano queste cose (non io certamente, ma quelli che lo fanno) producono solo parole perse nell'etere, che facciamo?

Mi ricorda quel re che cercò i sette savi per chiedere loro: cosa posso fare per essere felice? (che equivale a chiedere: come posso risolvere problemi apparentemente irrisolvibili?)

E la risposta dei sette savi fu: cosa fare per raggiungere la felicità? Non esser mai nati, e se nati morire il prima possibile.

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Sono consapevole che la "mia" (che poi mia, per modo di dire) è altrettanto utopica. Per sottolineare che la situazione è davvero paradossale, esattamente come la descrivi tu. Volere è potere, e se ci fosse la volontà, appunto, si potrebbe fare tutto. Ma come iniettare un po' di buona volontà nelle vene di tutti, soprattutto di chi decide? :) i dubbi filosofici della domenica mattina!

😏 cominciando dal curare noi stessi dal nichilismo. Parlo di me sopratutto (per te saprai tu se è così), vale a dire: noi sappiamo che bisognerebbe fare diversamente da come si fa, ma pensiamo che questo nostro sapere non serve ad incidere sulla realtà (ed è vero, è proprio così), ma quel poco che possiamo fare (quel poco che non incide) intanto servirà ad avere cura di noi perché curare l'ambiente significa anche curare noi stessi (come una pianticella). Non come individui però ma come parte di una comunità (minoritaria forse ma sempre comunità). E poi forse (ma non possiamo saperlo questo ed è più una speranza che altro) quel che curiamo (facciamo, diciamo) oggi sarà utilizzato da qualcun altro domani che potrà invece incidere. Grazie per lo scambio 🙂