Io vedo i Talent sotto un'altra luce. Non sono (quasi) mai la rampa di lancio per bravi musicisti/cantanti/cantautori, ma solo un prodotto commerciale con finalità di lucro dallo spettacolo che ne deriva. Non ne fa mistero nessuno, i ragazzi stessi vengono trattati da prodotto, chiamati esplicitamente prodotto, scolpiti ed adibiti, pettinati vestiti e truccati da prodotto. Devono essere bravi al 50%, per l'altra metà devono essere dei personaggi, avere un'immagine, un carisma, un'attrattiva... foss'anche solo un ebete sorriso da bamboccio con la faccia pulita in nome del quale decine di adolescenti comprerebbero qualsiasi cosa, dal cd al biglietto del concerto, dalla maglietta all'autografo. Durante il programma stesso la parte artistico-musicale o l'esibizione si riassumono in meno di un terzo della durata complessiva della puntata. Per il resto si parla delle loro vite private, amori, crucci e liti, più liti ci sono meglio è, perché così si fa audience. I ragazzi e le loro famiglie spesso accettano ed addirittura incoraggiano la mercificazione di se stessi, illudendosi che i cinque minuti di fama porteranno a gloria imperitura e profitti da re.
Gli artisti veri, di solito, se ne stanno fuori dalla mischia e con fatica ma stabilità si conquistano un posto fra le fondamenta ed i pilastri che costituiscono quell'edificio che è la musica italiana. I prodotti dei talent sono suppellettili: tende, piatti, forse divani. Una o più stagioni, ma prima o poi le sostituisci.