Arrivederci Hulk, campione "Immortale" (Parte I) - Goodbye Hulk, ‘Immortal’ Champion (Part I) [MULTILANGUAGE]

in Italy15 hours ago (edited)

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Hulk Hogan, John McKeon, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

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IL PIU' GRANDE DI SEMPRE

Giovedì scorso, in seguito ad un attacco cardiaco, ci ha lasciati il mitico Hulk Hogan, considerato pressoché all'unanimità, come il più grande wrestler di tutti i tempi. Terry Bollea, questo il suo vero nome, aveva un cuore "azzurro", in quanto nipote di immigrati italiani negli States alla fine del diciannovesimo secolo. Se ne è andato a 71 anni, la maggior parte dei quali trascorsi su un ring.

Hulk cominciò a dedicarsi al wrestling poco più che ventenne, dopo un'adolescenza trascorsa a discreti livelli tra il baseball e la musica. Dal fisico imponente (201 cm di altezza, per circa 130 Kg), si convertì alla lotta libera professionistica dopo essere stato notato in una palestra dai fratelli Brisco, celebri lottatori e promoter per varie federazioni.

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Hulk Hogan insieme al suo amico Antonio Inoki, all'inizio degli anni '80. George Napolitano, Public domain, da Wikimedia Commons

Venne inizialmente allenato dal giapponese Hiro Matsuda, noto per la sua durezza nei confronti dei nuovi atleti e sul rapporto tra i due è celebe nel mondo del wrestling una leggenda: si narra infatti che, al primo giorno di allenamento, Matsuda avesse spezzato una gamba ad Hogan, ma che quest'ultimo, una volta guarito, fosse tornato ad allenarsi come nulla fosse, guadagnandosi il rispetto e la stima dell'allenatore.

Hulk cominciò così ad acquisire sempre più fama nel Paese del Sol Levante, tanto da diventare una vera e propria celebrità tra i fans giapponesi. Un ruolo decisivo giocò anche l'amicizia stretta con Antonio Inoki, considerato un vero e proprio eroe nazionale in Giappone e con il quale riuscì a conquistare diversi titoli di coppia.

Ma il biondo carismatico lottatore rappresentava un diamante grezzo per l'industria dell'intrattenimento americana e furono in molti a volerlo riportare negli Stati Uniti. Il primo che credette in lui fu il suo amico Sylvester Stallone, che lo volle per una piccola parte all'interno del suo film, Rocky III, ma la popolarità vera arrivò poco più tardi, ancora una volta grazie al wrestling.

Trascorse qualche anno nell'American Wrestling Association, federazione molto importante agli inizi degli anni ottanta, ma il suo proprietario Verne Gagne, nonostante il pubblico lo avesse eletto da tempo come il suo favorito, non ne fece mai il personaggio di punta, preferendogli colleghi più abili tecnicamente.

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Il proprietario della WWE, Vince McMahon. Mark Hodgins, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons

Nell'AWA, Hogan conquistò due volte il titolo mondiale, ma entrambe queste vittorie vennero invalidate dallo stesso Gagne, indispettito dal fatto che il favore del pubblico non coincidesse con il suo. E così, Hulk compì la scelta migliore della sua carriera, tale da renderlo noto con il soprannome di "The Immortal", accettando la corte di Vince McMahon e della WWF (adesso WWE).

Hogan contribuì con la sua popolarità a far diventare la WWF la federazione di Wrestling più famosa del mondo. Vi rimase quasi dieci anni, trascorsi praticamente tutti come volto di punta dell'intero movimento, nonché come campione del mondo, ma nel 1992, a quasi 40 anni, decise di dire basta e di ritirarsi dopo un ultimo match a Wrestlemania, lo show più importante della federazione.

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Yokozuna, Simon from United Kingdom, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Tuttavia Hulk si accorse presto di non poter stare lontano dal ring e dopo un breve ritorno, nel quale veniva impiegato in storyline di contorno, gli venne concesso di vincere ancora una volta il titolo di campione del mondo. L'anno successivo, complici le divergenze sugli scenari futuri, Hogan abbandonò di nuovo la WWF, dopo aver perso il titolo ed essere stato sonoramente malmenato da Yokozuna.

Con quella scena, nella quale un Hogan "vecchio" e non più capace degli exploit fisici del passato veniva umiliato da un lottatore più giovane, la WWF aveva voluto chiudere in maniera tanto forte quanto netta un capitolo della sua storia, ritenuto non più in grado di funzionare a lungo.

Da lì a breve cominciarono a girare all'interno degli show della WWF gli spot sulla "New Generation", nei quali veniva esaltata una nuova generazione di giovani lottatori e allo stesso tempo apertamente derisi personaggi che avevano fatto la storia della federazione, come "Macho Man" Randy Savage e lo stesso Hulk Hogan, raffigurati come troppo vecchi per il wrestling.

Insomma, "The Immortal" aveva portato la federazione ai vertici massimi del suo splendore, ma ormai di lui, secondo Vince McMahon, il mondo del wrestling non aveva più bisogno. Un errore madornale, perché lo stesso Hulk, anche se non più giovanissimo e pieno di acciacchi, avrebbe da lì a poco contribuito a qualcosa che sembrava impensabile: il sorpasso di una nuova federazione di Wrestling nei confronti del colosso WWF.

Continua...

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@frafiomatale, what a fantastic tribute to the legendary Hulk Hogan! Your passion for wrestling and detailed storytelling really shines through. I particularly enjoyed the historical context you provided, from his early days in Japan with Antonio Inoki to his rise in the WWF with Vince McMahon. Including images of Hogan, Inoki, and McMahon really enhances the post!

The cliffhanger ending has me eagerly anticipating Part II. I'm curious to hear your insights on Hogan's later career and the "New Generation" era. This is a must-read for wrestling fans on Steemit. Keep up the excellent work!