Chiudete tutto! - Shut It All Down!
L'Allianz Stadium di Torino, forzaq8 from kuwait, kuwait, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
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Ogni anno la stessa storia: entusiasmo, crollo, caos. La Juventus sembra vivere in un loop infinito, intrappolata tra mediocrità, scelte sbagliate e una dirigenza senza visione. È davvero arrivato il momento di chiudere tutto?
Un inizio confortante e carico di entusiasmo, una serie di pareggi in grado di spezzare l'ottimismo, la prima sconfitta, giocatori che piombano rapidamente nella depressione, una serie interminabile di figuracce su qualsiasi campo italiano ed europeo.
Da ormai diversi anni, le stagioni della Juventus si ripetono sempre uguali, come se l'ambiente bianconero vivesse perennemente il proprio giorno della marmotta, l'evento reso celebre dal film "Ricomincio da capo", interpretato da Bill Murray ed Andy MacDowell.
Tutti gli allenatori falliscono, i dirigenti sbagliano le proprie mosse e calciatori ed allenatori, compresi quelli che sono giunti a Torino con le stigmate dei "fenomeni", si trasformano in brocchi patentati non appena respirano l'aria del capoluogo sabaudo.
Di spalle, con la maglia dell'AZ, Teun Koopmeiners. ТОВ "Динамоманія", CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Gli infortuni falcidiano ogni anno la squadra, colpendo sempre nelle zone più delicate o gli uomini chiave. In aggiunta, la struttura medica del club, il tanto decantato JMedical, è ormai diventata una specie di barzelletta tra i tifosi per le sue prognosi errate e per le cure puntualmente inadatte offerte ai calciatori infortunati.
Da Pogba a Bremer, passando per Miretti, Cabal e l'ormai desaparecido Milik il copione sembra sempre lo stesso: infortunio, prognosi errata, percorso terapeutico che si rivela inadeguato e tempi per il rientro che si allungano all'infinito.
Rimanendo in tema cinematografico, sembrerebbe quasi di avere a che fare con una sorta di maledizione, se non fosse che, dietro a tutto ciò, si nasconde qualcosa di molto meno esoterico e di decisamente più concreto: una società allo sbando, amministrata da un incapace. O peggio, da chi, forse, non ha mai condiviso davvero l’anima bianconera del club.
John Elkann, Universitätsarchiv St.Gallen | HSGN 028/01930 | CC-BY-SA 4.0, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
In una parola: mediocrità. E la riprova di tutto ciò, della inadeguatezza del patron Jhon Elkann, il cui nome, chissà perché, coincide sempre con i periodi più bui della Juventus (e della Ferrari, ma questa è un'altra storia), si vede innanzitutto nella scelta delle persone chiamate a circondarlo.
Dagli inutili Scanavino e Ferrero, soprannominati "Zuzzurro e Gaspare" per la loro somiglianza con il celebre duo comico degli anni '80, siamo passati ai disastri di Giuntoli, Stefanelli e Pompilio e alle semisconosciute new entries Comolli e Modesto (nomen omen), con un probabile direttore sportivo del calibro di... Ottolini!
Gente come Chiellini viene tenuta ai margini, fuori dal CDA e relegata a ruoli poco incisivi, ma soprattutto personaggi dal DNA bianconero, come Del Piero o Platini, sono inspiegabilmente snobbati, non considerati per alcun ruolo societario, nonostante il loro nome venga invocato a gran voce dalla piazza.
Alessandro Del Piero, James Willamor from Raleigh, NC, USA, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
La Juventus è oggi un'azienda "a perdere", costruita con approssimazione, senza una precisa visione societaria, affidata, sia sul campo che fuori, a uomini dall'atteggiamento dilettantesco, inesperti e molto spesso incompetenti.
Questo marasma si rispecchia nella confusione degli allenatori e nel comportamento molle e svogliato dei calciatori in campo, che svanito l'entusiasmo iniziale dovuto alla partenza di una nuova stagione, alla prima difficoltà tornano ad adagiarsi sul minimo sindacale, a far tremare le gambe, a non credere loro per primi di poter ottenere risultati in un ambiente così devastato.
E così, da meta ambita da tutti, la società bianconera si è in breve trasformata in sinonimo di caos, snobbata anche da chi, come Conte o Gasperini, avrebbe fino a qualche anno fa fatto carte false per sedersi sulla sua panchina, ma che oggi sceglie saggiamente strutture societarie meglio delineate.
Antonio Conte, Clément Bucco-Lechat, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons
Perché poi, a parte gli scarsi risultato sul campo, alla Juventus il rischio di una multa, una penalizzazione, un'esclusione dalle coppe, una clamorosa presa in giro arbitrale che condizioni i match importanti (e a volte indirizzi intere stagioni), è sempre dietro l'angolo.
La società viene costantemente tartassata, addirittura presa per i fondelli dalla giustizia sportiva e dagli organi FIGC che amministrano il calcio, pronti a mettere alla sbarra i bianconeri alla minima virgola fuori posto, ma a chiudere gli occhi su nefandezze ben più gravi.
L'ultimo esempio è il procedimento aperto dall'UEFA per violazione del Fair Play Finanziario, che porterà ad ulteriori difficoltà sul mercato e ad altre stagioni di ristrettezze economiche. E gli amorevoli scambi tra Roma e Sassuolo? E le infiltrazioni mafiose nelle società milanesi? E il falso in bilancio del Napoli?
Hanson K Joseph, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Tutto confinato ad una gigantesca bolla di sapone, come accaduto in Europa per le centinaia di violazioni finanziarie contestate al Manchester City, la corruzione del Barcellona e i presunti crimini di Al Khelaifi.
Da Calciopoli in poi la Juventus è diventata una società pungiball, pronta sempre ad assorbire senza fiatare e senza provare a farsi rispettare ogni ira, umiliazione, calunnia, offesa, vendetta o punizione, giusta o meno che sia.
Per ignavia o complicità di chi comanda, non è dato a sapersi, ma ormai abbiamo inteso che fin quando John Elkann rimarrà al comando della nave, è inutile aspettarsi qualcosa di più.
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