Mai contro di te - Never against You [Multilanguage]

in Italy7 days ago (edited)

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Immagine di sfondo tratta da Freepik
A destra, Marcus Thuram, immagine tratta da Youtube
Nella vignetta, Lilian Thuram e suo figlio Marcus da piccolo. Immagine di pubblico dominio

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Un derby d’Italia pazzesco: 7 gol, polemiche, colpi di scena… Ma a rubare davvero la scena è stato Marcus Thuram, e non solo per il gol. Una storia di calcio… e di cuore.

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Sabato pomeriggio, all'Allianz Stadium di Torino, è andata in scena l'edizione 2025/26 del cosiddetto "derby d'Italia", ovvero la sfida tra Juventus ed Inter, forse la rivalità più sentita all'interno del campionato di Serie A.

Al termine di una partita rocambolesca, segnata da diversi errori (soprattutto dei due portieri), a spuntarla sono stati i bianconeri per 4-3, con il goal decisivo segnato nei minuti di recupero dal diciannovenne Vasilije Adžić, da poco entrato in campo.

Come spesso accade (specialmente quando a perdere è l'Inter), il finale di gara è stato segnato da alcune polemiche arbitrali: i nerazzurri chiedevano che venisse riconosciuto un fallo, commesso da Khéphren Thuram su Bonny, subito prima del tiro decisivo, ma la squadra arbitrale ha ritenuto troppo lieve il contatto tra i due per annullare il goal.

Thuram-Bonny, con tutta probabilità, non si trasformerà in una sorta di Iuliano-Ronaldo 2.0, un po' perché tutte le moviole e i giornali, quasi incredibilmente, si sono spinti ad approvare la decisione dell'arbitro Colombo di concedere il goal, ma soprattutto perché nelle ore successive al match l'episodio è stato soppiantato da una polemica più grossa.

Ad un quarto d'ora dalla fine infatti, sul risultato di 2-2, l'Inter era riuscita a passare in vantaggio, grazie ad un imperioso stacco di testa di Marcus Thuram, che aveva spedito alle spalle di Di Gregorio il pallone proveniente dal calcio d'angolo battuto da Di Marco.

Un vantaggio fino a quel momento più che meritato, raggiunto dai ragazzi di Chivu dopo tre quarti di partita passati a rincorrere l'avversario e che aveva tutta l'aria di rappresentare il colpo del K.O. definitivo. Nello spicchio di stadio destinato ai tifosi nerazzurri si scatenava un grande entusiasmo, così come in campo tra tutti i giocatori dell'Inter. O almeno, quasi tutti.

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Lilian Thuram, ex difensore della Juventus e papà di Marcus e Khéphren. Nikeush, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Già, perché proprio l'autore del goal, Marcus Thuram, di festeggiare quel goal segnato alla sua squadra del cuore, quella che aveva segnato la carriera del papà Lilian e per la quale tifa da quando era un bambino, proprio non ne aveva nessuna voglia.

Il maggiore dei fratelli Thuram ha vissuto in pieno lo scippo di Calciopoli, attraverso le vicissitudini del padre, che di quella squadra faceva parte, e sebbene ora, da professionista, vesta proprio la rivale maglia nerazzurra, si sente ancora profondamente legato ai colori della Signora.

La strana partita di Marcus ha subito un'impennata nel quarto d'ora finale: dapprima le telecamere lo hanno pizzicato con un largo sorriso stampato in faccia, al momento della rete del 3-3 segnata dal fratello Khéphren, poi impegnato a ridersela di gusto insieme a quest'ultimo, subito dopo la marcatura decisiva di Adzic.

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Una vista interna dell'Allianz Stadium di Torino. Gabriele Barberis, CC BY-SA 3.0 IT, via Wikimedia Commons

Il calcio non è una guerra e probabilmente, se in ogni partita ad alta tensione si inserisse una coppia di fratelli, uno per squadra, le cose tenderebbero a riassumere la giusta dimensione, ma fuori dal rettangolo verde ci sono i tifosi e a molti di quelli nerazzurri il comportamento di Marcus non è andato affatto a genio.

Alcuni hanno scritto alla società per disfarsi del calciatore a gennaio, altri, rivolgendosi al diretto interessato, lo hanno invitato a spostarsi proprio alla Juve, per riformare la coppia con il fratello, mentre altri ancora, i più beceri, si sono limitati a ricoprire il ragazzo di insulti.

Peccato tuttavia che quasi nessuno dei suddetti abbia compreso la situazione per quella che è: una semplice questione di cuore. E al cuore, si sa, non si comanda.

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