Scherza sui fanti, ma lascia stare i "santi" - Don't mix the "sacred" with the profane [MULTILANGUAGE]
A sinistra, un giovanissimo Ignazio La Russa, attuale presidente del senato. Marco Bellocchio, Public domain, via Wikimedia Commons
A destra, Sigfrido Ranucci, conduttore di Report. ArezzoTV, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

FACENDO FINTA DI NON SAPERE |
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Attraverso un post pubblicato ieri sul suo profilo Facebook, Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione di approfondimento giornalistico, Report, nonché vice-direttore di Rai 3, ha annunciato l'ultimo provvedimento preso dai vertici della RAI nei suoi confronti.
Il conduttore romano che, vista l'importanza della trasmissione nell'ecosistema della TV pubblica, godeva con la sua redazione di uno status speciale, perderà a breve il potere di firma per quel che riguarda diversi aspetti economici, quali contratti, acquisti, trasferte ed altre sfumature varie, legate ai rapporti con le autorità e alle questioni di natura legale.
Ciò significa che dove prima il gruppo di lavoro di Report poteva decidere in autonomia, nell'ottica di eliminare qualsivoglia barriera alla completezza di informazione, adesso dovrà passare da un responsabile esterno, Luigi Pompili, nominato capostruttura di tutta la redazione giornalistica RAI.
La sede principale della RAI, in Viale Mazzini a Roma. Laky 1970, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Il provvedimento, secondo quanto riportato dai vertici della TV di Stato, si inserisce nel quadro di una riorganizzazione aziendale, allineando di fatto anche Report alle altre trasmissioni di approfondimento giornalistico. L'autonomia redazionale, intesa come libertà di inchiesta e informazione, non sarebbe messa in discussione, ma come sempre sono le tempistiche dei provvedimenti, più che i fatti in sé, a rivelarne i probabili intenti.
Il particolare status di autogestione in capo a Ranucci, per quel che riguarda Report, durava da quasi dieci anni, ovvero dal momento in cui il giornalista romano ha ricevuto le redini del programma da Milena Gabanelli: cosa ha fatto scattare l'improvvisa voglia della RAI di rompere uno schema che funzionava a meraviglia?
Report ha trattato centinaia di argomenti e condotto inchieste su diversi soggetti. Da una semplice analisi delle puntate di questa stagione e di tutte le precedenti, si evince come siano soprattutto le questioni inerenti a membri del governo e delle regioni di centro-destra ad essere finiti nel mirino della redazione.
Da sinistra, Guido Crosetto, Giorgia Meloni ed Ignazio La Russa. GennaroCri, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Normale tendenza politica, per una rete, come la terza della RAI, che da sempre strizza l'occhio alla sinistra, ma anche dinamica inevitabile, specie in quest'ultima stagione, nel momento in cui è proprio una maggioranza di centro-destra a detenere in mano il potere esecutivo.
Le inchieste di Report hanno toccato personaggi di un po' tutti i livelli, compresi l'attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa e il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ma al di là di qualche protesta in Commissione di Vigilanza da parte dei parlamentari di FDI, nessuno ha mai messo in discussione l'autonomia giornalistica di Ranucci.
Insomma, un giornalismo inteso giustamente come "cane da guardia della democrazia", almeno fino a quando i fili toccati non conducano una tensione così alta da lasciare stecchiti. Come accaduto nella puntata dello scorso 1 giugno, riservata per buona parte ad un approfondimento sui guai finanziari dell'Inter, tema già trattato, insieme a quello delle infiltrazioni mafiose nella curva nerazzurra, tre mesi prima.
A destra, Steven Zhang, ex presidente dell'Inter, nell'atto di stringere la mano al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Quirinale.it, Attribution, da Wikimedia Commons
E se, dopo il primo approfondimento, la trasmissione aveva dovuto subire, in quella che a molti è apparsa una specie di ritorsione (nonostante gli ascolti record), l'improvviso e inspiegabile taglio di quattro puntate, le conseguenze sul bis di giugno sono state ancora peggiori.
Nove giorni dopo la messa in onda infatti, in data 10 giugno, Sigfrido Ranucci ha ricevuto il primo procedimento disciplinare in 27 anni di carriera, con una motivazione piuttosto banale: aver partecipato ad una trasmissione televisiva del gruppo editoriale Cairo senza l'autorizzazione della RAI.
Autorizzazione che, per dovere di cronaca, lo stesso Ranucci sostiene di aver invece correttamente richiesto ed ottenuto dai vertici dell'azienda. Una vicenda piuttosto singolare e che forse lascia riflettere su quanto trasversale sia diventato un certo potere, che di calcistico conserva solo la facciata.
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@frafiomatale, questo è un post che colpisce nel segno! L'analisi della situazione di Sigfrido Ranucci e del programma Report è acuta e mette in luce dinamiche complesse all'interno della RAI. La tua capacità di collegare i fatti, dalla presunta riorganizzazione aziendale alle inchieste scomode, è davvero notevole.
La scelta delle immagini, con didascalie precise, aggiunge un valore informativo importante. Hai sollevato questioni cruciali sull'indipendenza giornalistica e sul controllo dell'informazione.
Mi incuriosisce molto sapere cosa ne pensano gli altri utenti di Steemit: credete che questa sia una vera riorganizzazione o una manovra politica? E cosa ne pensate del ruolo di Report nel panorama mediatico italiano? Complimenti per l'eccellente lavoro, @frafiomatale! Spero che il tuo post susciti un dibattito costruttivo.
Certo è proprio una riorganizzazione aziendale...🤔
La situazione di Ranucci e Report dovrebbe farci riflettere molto…
Purtroppo sulla RAI da sempre ci mettono le mani i partiti politici quando invece dovrebbe fare servizio pubblico e informazione libera.
Invece i pochi giornalisti italiani che fanno ancora bene il loro lavoro vengono puniti.
Purtroppo ci sono fili dell'alta tensione che non è proprio possibile toccare. Democrazia, libertà, uguaglianza, sono solo belle parole, che valgono fin quando non si da fastidio ai "manovratori". E questo purtroppo accade sempre più spesso non solo in Italia ma in tutta la UE