Al lettore di Baudelaire: Un viaggio nell’abisso dei vizi umani (by @kork75)

in Italy2 months ago

“Au Lecteur” è il prologo de "I fiori del male" (Les Fleurs du Mal), opera pubblicata per la prima volta nel 1857. Baudelaire apre la raccolta con una spietata analisi della condizione umana, immergendosi nei vizi e nelle perversioni che dominano l'anima. Questo componimento non è solo un’accusa, ma anche un’ammissione di colpa: il poeta stesso si riconosce complice di quel degrado morale che denuncia.

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Creative Commons

Il componimento è articolato in dieci quartine di alessandrini con rima alternata. Baudelaire sfrutta immagini potenti e provocatorie per trasmettere la sua visione pessimistica dell’umanità.

Testo originale e analisi:

La sottigliezza e la stupidità, l'errore, il peccato,
La taccagneria, l'ubriachezza e la lussuria,
Ospitano i nostri spiriti e li nutriamo,
Come il mendicante nutre i suoi parassiti.

In questa prima quartina, Baudelaire espone subito i temi centrali: l’umanità è intrinsecamente corrotta e dominata dai vizi. L’uomo è dipinto come un mendicante che alimenta i propri peccati, paragonati a parassiti che si nutrono della sua anima.

I nostri peccati sono testardi, le nostre confessioni deboli;
Ci facciamo pagare care le nostre confessioni,
E torniamo lieti sul cammino fangoso,
Convinti d’aver lavato le nostre macchie con vili pianti.

Baudelaire denuncia l’ipocrisia umana: l’uomo riconosce i propri peccati, ma non cambia. La confessione è solo un atto superficiale, che non porta a un vero pentimento.

Sul cuscino del male è Satana Trismegisto
Che culla lungamente il nostro spirito incantato,
E il ricco metallo della nostra volontà
È vaporizzato da questo saggio chimico.

Satana è rappresentato come un alchimista, capace di manipolare la volontà umana e ridurla in fumo. Baudelaire introduce così la figura del diavolo come maestro di inganni e illusioni.

Il Diavolo stringe i fili che ci muovono!
In oggetti ripugnanti troviamo incanto;
Ogni giorno scendiamo un passo verso l’inferno,
Senza orrore, attraverso tenebre fetide.

In queste righe, il poeta intensifica il tono accusatorio: l’uomo è una marionetta nelle mani del diavolo. Il fascino del peccato ci spinge in un’inesorabile discesa verso l’abisso.

Come un vizioso povero che bacia e morde
Il seno martoriato di una vecchia prostituta,
Rubiamo a volo un piacere clandestino
Che spremiamo come un’arancia inaridita.

Baudelaire utilizza immagini crude e disturbanti per mostrare l’inutilità del piacere mondano. L’uomo cerca disperatamente il piacere in ciò che è corrotto e degradato, senza mai trovare appagamento.

Stretto, brulicante, come un milione di vermi,
Un popolo di demoni danza nei nostri cervelli,
E quando respiriamo, la Morte, invisibile fiume,
Scende nel nostro petto con lamenti silenziosi.

Qui Baudelaire presenta la mente umana come un covo di demoni, un’orgia di pensieri oscuri e malvagi. La morte è una presenza costante, un fiume che scorre silenzioso e inesorabile.

Se lo stupro, il veleno, il pugnale, l’incendio,
Non hanno ancora ricamato coi loro disegni
Il banale canovaccio della nostra misera sorte,
È perché la nostra anima non è abbastanza ardita.

Il poeta sostiene che l’uomo è capace di ogni atrocità, ma spesso non ha il coraggio di realizzare i propri impulsi più perversi.

Ma tra le iene, le pantere, le scimmie, gli sciacalli,
I mostri urlanti, i sibilanti, i latranti, i rampanti,
Nel serraglio infame dei nostri vizi,
C’è uno più brutto, più malvagio, più immondo!

Baudelaire prepara il lettore al culmine della poesia: il vizio supremo che domina su tutti gli altri.

È la Noia! — l’occhio carico di involontarie lacrime,
Sogna patiboli fumando la sua pipa.
Tu lo conosci, lettore, questo mostro delicato —
Ipocrita lettore, — mio simile, — mio fratello!

Nell’ultima quartina, la Noia (Ennui) emerge come il peggiore dei mali. È un mostro subdolo, che anestetizza l’anima e la rende indifferente al bene e al male. Baudelaire chiude con un’accusa diretta al lettore, rivelando la sua complicità nel male.

“Al lettore” non è solo un’introduzione poetica, ma una dichiarazione di intenti. Baudelaire denuncia la decadenza umana, ma allo stesso tempo si include tra i peccatori, creando un legame indissolubile con il suo pubblico. La Noia emerge come il vizio supremo, quello che paralizza l’anima e la condanna all’inerzia. Con questa poesia, il poeta invita il lettore a confrontarsi con la propria ipocrisia, facendo di “Les Fleurs du Mal” un viaggio nell’ombra dell’esistenza.

Immagini e approfondimenti
Per arricchire l’analisi, ecco alcune immagini d’epoca e rappresentazioni artistiche ispirate a Baudelaire, disponibili sotto licenza Creative Commons:

  1. Ritratto di Baudelaire, 1862 - Wikimedia Commons
  2. Illustrazione di Les Fleurs du Mal, Edizione 1921

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Greetings by @kork75👋

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