Fili Invisibili (un racconto by @kork75)
La vidi. Era provata, la stanchezza dipinta sul viso. Uno di quei giorni in cui ogni gesto pesava più del solito, ogni pensiero si smarriva in una nebbia senza contorni. Mi parlò della sua malinconia inspiegabile, e io le risposi con un mezzo sorriso, dicendole che mi dispiaceva, soprattutto perché la giornata si preannunciava intensa. "Nessun problema," disse lei, ma nel suo sorriso c’era qualcosa di trattenuto, una nota che sfumava prima di farsi vera.
(Microsoft Copilot pront @kork75)
Il discorso scivolò inaspettatamente sulla natura delle scelte quotidiane, su quanto esse siano frutto di una vera volontà o piuttosto di una serie di meccanismi invisibili. Mi parlò della sua strategia: un gioco sottile di opzioni calcolate, dove la volontà si maschera da compromesso. La ascoltavo e mi tornava in mente quel senso di attesa sospesa, di decisioni prese senza averle veramente scelte. La vita, in fondo, si muove spesso su fili invisibili intessuti nelle zone più intime dell’animo umano; solo raramente siamo noi a tessere la trama. Il cervello umano, in linea di massima, si suddivide in tre aree: quella degli istinti primordiali, la sfera emotiva e, infine, la corteccia cerebrale, che governa il tutto. Io, ad esempio, mi vedo come un navigatore: affido al raziocinio il timone, mentre sotto la superficie, nel profondo dell’oceano, ondeggiano impulsi e sentimenti. Ma è sempre così? È davvero garantito che il capitano resti al comando? No. A volte, la tempesta irrompe senza preavviso, e le emozioni prendono il sopravvento prima ancora che la ragione possa intervenire. Mentre parlavamo, mi tornò in mente una frase ascoltata tempo prima. Parlava di un uomo che voleva controllare tutto: "nei miei quadri, nel mio studio, nelle stanze intorno, in famiglia, negli affetti, con gli amici. Il mio sogno sarebbe essere un burattinaio che, da lontano e senza sporcarsi le mani, muove i suoi pupazzi come meglio gli piace." Ma quest'uomo aveva l’ossessione che qualcosa potesse sfuggire dal suo controllo e potesse fargli del male: una fuga di gas, una porta lasciata aperta, una distrazione qualunque. Vivere così porta al rischio di diventare un questurino che tormenta gli altri con i suoi interrogatori. "Per fortuna, ne rido," aveva aggiunto. Quella riflessione sul controllo rimbombava nella mia mente, sovrapponendosi al vago senso di smarrimento che mi accompagnava. Mi chiedevo se fosse davvero così: se ogni tentativo di mantenere l’ordine fosse solo un modo per scongiurare la paura del caos, se la necessità di definire confini e gestire dettagli non fosse, in fondo, una forma di autodifesa. Forse, più che dirigere la nostra esistenza, ci illudiamo di poterla imbrigliare, mentre sotto la superficie le correnti seguono traiettorie imprevedibili. La conversazione si interruppe, lasciando dietro di sé un silenzio sospeso. Solo più tardi mi resi conto di quanto avessi parlato, di quanto mi fossi esposto. Senza accorgermene, avevo dischiuso una parte intima di me che di solito deve rimane nascosta. A fine giornata, le dissi che presto me ne sarei andato. "Non puoi restare?" chiese lei, con una voce appena più bassa, quasi esitante. “No” risposi. Le domandai com'era stata la giornata insieme se le era piaciuta. Il suo breve sorriso, enigmatico come un pensiero che resta a metà, racchiuse una risposta che non poteva essere più sincera: "Nel bene e nel male, sì." Un silenzio lieve, appena percettibile, si posò tra noi, come la pausa tra due battiti di cuore. "Perché nel male?" domandai, d'istinto, senza sapere bene cosa stessi cercando. Lei scoppiò a ridere, con quella leggerezza che smorza ogni peso. "Ah, quindi l'hai colta, la frase!".
(Microsoft Copilot pront @kork75)
La salutai e camminai da solo per qualche minuto, lasciando che il silenzio si posasse su di me. La città continuava a muoversi, ignara di quel breve scambio, di quelle parole che, per qualche motivo, continuavano a ronzarmi in testa. Nel bene e nel male. Cosa aveva voluto dire esattamente? Forse era solo un modo per non sbilanciarsi, per lasciare che la giornata rimanesse sospesa tra impressioni contrastanti. O forse, in quell’equilibrio instabile di fili invisibili, c’era un messaggio più sottile, qualcosa che andava oltre il semplice giudizio. Mi fermai a un semaforo, osservando le luci rosse. A quel punto mi tornò in mente un momento preciso della mattinata.
(Microsoft Copilot pront @kork75)
Lei era rimasta ferma al centro della stanza, scrutando ogni angolo, come se stesse immaginando un nuovo ordine, un diverso equilibrio. I suoi occhi percorrevano lo spazio, e per un attimo ebbi la sensazione che non stesse semplicemente osservando l’appartamento. Stava, piuttosto, valutando come cambiare l’arredamento del suo mondo.
Greetings by @kork75👋
Decisioni irrimediabilmente pilotate, spesso si dice, in quanto appena qualche scelta marginale e di scarso impatto non risulterebbe inficiata da circostanze esterne non modificabili dalla volontà umana. Padre Alfredo, il parroco del paesello australiano dove si svolgono le vicende di Brother's Love, racconta a Gino (il fratello minore dello sfortunato Angelo) che recitiamo un copione. Nè lui avrebbe deciso di diventare parroco, così come Angelo non avrebbe deciso per puro partito preso (veramente l'aveva fatto per pura disperazione😂😂😂😂) di spedire a Rosetta la foto di suo fratello anzichè la sua (ma no: Angelo aveva spedito la foto di Gino perchè si considerava troppo racchio per risultare bene accetto😂😂😂😂). Insomma, padre Alfredo racconta che a causa del destino (o meglio, predestinazione, per quanto un prete cattolico dovrebbe credere nel libero arbitrio) è diventato parroco e a causa del destino Angelo, stufo di venire rifiutato costantemente (era l'epoca dei matrimoni per corrispondenza tra italiani all'estero e italiani in patria), manda una foto di Gino a Rosetta, che una volta arrivata in Australia, non vuole sapere nulla di Angelo😂😂😂😂
Alberto Sordi? Giusto?
Alberto Sordi era già bello che deceduto quando era stato girato il film, nel 2004 (mi scuso: è Love's Brother)...purtroppo faccio spesso casino con titoli e date (sarei capace di ricordare ogni minuzia della trama, senza avere la più pallida idea del titolo, il che è mio difetto dacchè ho memoria😂). Niente, fortuna che per la seconda laurea avevo scelto Lettere (ispaniche) e non Storia, se no stavo fresca😂😂😂😂. Comunque, padre Alfredo era interpretato da Barry Otto, mentre Giovanni Ribisi recitava nel ruolo di Angelo Donnini e Adam García di suo fratello Gino.
Interessante, ma perché ti ha ricordato il mio racconto 😁?
Per l'uomo che cercava di controllare ogni cosa al quale hai accennato nel racconto (e che molto probabilmente non ci riusciva, proprio come Gino😂).
Ah ora è chiaro😉
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