Rocco vorrebbe procedere come al solito, pesante come un pugno e sottile come uno stiletto..

in #thriller2 months ago (edited)

Ho Letto "Il Passato è un Morto" in Una Notte...
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L'ultimo libro di Antonio Manzini mi ha letteralmente incollato alla poltrona fino all'alba. "Il Passato è un Morto" rappresenta forse il capitolo più maturo e avvincente della serie dedicata al vicequestore Rocco Schiavone. Quando ho iniziato a leggere, pensavo di fermarmi dopo qualche capitolo, ma la narrazione mi ha travolto completamente. Infatti, la combinazione di due casi intrecciati, dialoghi brillanti e l'evoluzione umana del protagonista rende impossibile interrompere la lettura. Questa nuova indagine scava nel passato come mai prima d'ora, rivelando nuovi lati del carattere di Schiavone mentre affronta i fantasmi della sua vita. Prima di tutto un giallo eccellente, ma anche un'esplorazione profonda dell'animo umano. Perché questo romanzo merita di essere letto tutto d'un fiato? Scopriamolo insieme.

Perché Questo Romanzo Si Legge Tutto d’Un Fiato
Quando si parla di un libro che non si riesce a posare, ci sono elementi specifici che creano questa esperienza. "Il Passato è un Morto" di Antonio Manzini presenta tutte queste caratteristiche in maniera magistrale, rendendo la lettura un'esperienza immersiva e coinvolgente dal primo all'ultimo capitolo.

Trama avvincente e ritmo serrato
Il romanzo si distingue innanzitutto per la sua capacità di mantenere un ritmo narrativo che non concede pause. Manzini ha perfezionato nel tempo una tecnica di scrittura che alterna momenti di intensa azione investigativa a pause riflessive, creando un equilibrio perfetto che spinge continuamente il lettore a proseguire.

La narrazione procede con capitoli brevi e incisivi, ciascuno costruito per terminare con un elemento di curiosità o una rivelazione che invita a girare pagina. Questo meccanismo, simile a quello delle serie televisive più avvincenti, crea un effetto "ancora un capitolo" che si ripete fino all'ultima pagina.

Inoltre, lo stile diretto e senza fronzoli di Manzini si rivela perfetto per mantenere alta l'attenzione. I dialoghi sono taglienti, spesso arricchiti dall'ironia tipica del protagonista, e le descrizioni, pur dettagliate, non rallentano mai l'azione principale. Questo equilibrio tra descrizione e narrazione è uno degli elementi che rende la lettura così fluida.

Due casi intrecciati che tengono alta la tensione
La struttura narrativa di questo romanzo si basa su due indagini parallele che si intrecciano magistralmente. Da una parte abbiamo il caso principale, quello di Paolo Sanna, un uomo trovato morto in circostanze misteriose. Dall'altra, un secondo filone investigativo che riguarda direttamente il passato di Rocco Schiavone.

Allo stesso tempo in cui procede l'indagine ufficiale, Manzini sviluppa una trama secondaria che porta il lettore a seguire piste diverse ma potenzialmente collegate. Questa tecnica narrativa crea un effetto di tensione multipla: quando un caso sembra rallentare, l'altro accelera, mantenendo costantemente alto l'interesse.

La maestria dell'autore si manifesta soprattutto nei punti di contatto tra le due indagini, momenti in cui il lettore inizia a sospettare collegamenti e convergenze. Questi "nodi narrativi" sono dosati con precisione per mantenere il giusto livello di suspense fino alla risoluzione finale.

Un giallo che scava nel passato
Ciò che differenzia veramente questo romanzo dai precedenti della serie è la profondità con cui esplora il passato. "Il Passato è un Morto" non è solo un titolo evocativo, ma una chiave di lettura dell'intero romanzo. L'indagine diventa infatti un pretesto per scavare nelle vite dei personaggi, nelle loro scelte passate e nelle conseguenze che queste hanno avuto.

Il passato di Rocco Schiavone, con i suoi traumi e le sue zone d'ombra, emerge in modo più completo rispetto ai romanzi precedenti. Manzini utilizza flashback e ricordi per costruire un percorso emotivo parallelo all'indagine principale. Questo doppio binario narrativo – presente investigativo e passato emotivo – crea una profondità che arricchisce notevolmente la lettura.

In effetti, mentre il caso di Paolo Sanna procede attraverso indizi, interrogatori e deduzioni, la storia personale di Schiavone si dipana attraverso conversazioni intime, sogni e riflessioni solitarie. Questo contrasto di toni e ritmi rappresenta forse la caratteristica più riuscita del libro, quella che lo rende così difficile da interrompere.

Il taccuino della vittima, elemento centrale dell'indagine, diventa simbolicamente il contenitore di segreti che, una volta rivelati, cambieranno per sempre non solo la percezione del caso, ma anche quella dei personaggi principali. È questa promessa di rivelazione, sapientemente mantenuta fino alle pagine finali, che rende "Il Passato è un Morto" un romanzo che si legge tutto d'un fiato.

Il Caso Paolo Sanna: Un Mistero da Decifrare
Il caso al centro dell'ultimo libro di Antonio Manzini inizia con un apparente incidente. Il cadavere di un ciclista viene ritrovato lungo una strada di montagna della Valsavarenche, un evento che Rocco Schiavone classificherebbe subito come "una rottura del decimo livello" nella sua personale scala di fastidi. Tuttavia, ciò che sembra un semplice incidente stradale nasconde presto qualcosa di molto più complesso.

Chi era davvero la vittima?
Paolo Sanna, cinquantenne benestante senza un'occupazione evidente, rappresenta fin da subito un enigma per gli investigatori. Nonostante abitasse da qualche tempo in zona, nessuno sembra conoscerlo veramente. I primi accertamenti rivelano immediatamente alcune stranezze significative: pur essendo ricco, Sanna non lavorava; nel corso degli anni aveva cambiato periodicamente residenza in tutto il Nord Italia; manteneva amicizie sporadiche e superficiali; aveva avuto qualche relazione amorosa senza conseguenze; i suoi parenti erano lontani e poco frequentati.

In sostanza, Sanna appare agli occhi degli investigatori come «una specie di ectoplasma ai margini della società». Un uomo che, contrariamente alla maggior parte delle persone, sembrava non voler lasciare traccia del suo passaggio nel mondo. Un fantasma che si muoveva tra le persone senza farsi notare, quasi volesse rimanere invisibile. Ma perché? Questa domanda diventa il primo punto cruciale dell'indagine di Schiavone.

Il taccuino e i segreti nascosti
A complicare ulteriormente il mistero, nella casa di Sanna viene ritrovato un taccuino enigmatico. Questo oggetto apparentemente banale si trasforma nel fulcro dell'indagine: contiene una lista di nomi, sigle e numeri completamente indecifrabili a prima vista. Un vero e proprio rebus che sembra confermare l'ipotesi iniziale degli investigatori: Sanna era un uomo in fuga.

Il taccuino si configura quindi come la chiave per accedere al passato oscuro della vittima. Ogni annotazione, ogni sigla potrebbe rappresentare un tassello fondamentale per comprendere non solo chi fosse realmente Paolo Sanna, ma anche perché qualcuno avrebbe voluto eliminarlo. Schiavone e la sua squadra si trovano davanti a un puzzle complesso, dove ogni pezzo potrebbe rivelare un segreto sepolto nel tempo.

Un'indagine che attraversa l'Italia
Per risolvere il caso, il vicequestore di Aosta è costretto a intraprendere un viaggio che lo porta in diverse località del Nord Italia, seguendo le tracce lasciate da Sanna nei suoi numerosi spostamenti. L'indagine si trasforma così in un percorso geografico ed emotivo che costringe Schiavone a scavare sempre più a fondo.

Ciò che inizialmente sembrava un semplice incidente si rivela presto essere un omicidio premeditato. Inoltre, man mano che l'indagine procede, emergono collegamenti con altre morti sospette. Come afferma uno dei personaggi nel romanzo: "La veda come una collana, ho tutte le pietre che sono i sei cadaveri, mi manca il filo di collegamento che le tiene unite."

Per vederci chiaro, Rocco e la sua squadra devono spingersi indietro nel tempo, fino agli anni di gioventù di un gruppo di persone che sembrano avere un legame con la vittima. Questo viaggio nel passato costringerà il vicequestore ad affrontare non solo i segreti di Paolo Sanna, ma anche a fare i conti con demoni che pensava di aver lasciato alle spalle.

Rocco Schiavone: Un Protagonista Sempre Più Umano
Nel corso della serie di romanzi di Antonio Manzini, Rocco Schiavone ha sempre mostrato un carattere complesso, ma nell'ultimo libro "Il Passato è un Morto" assistiamo a un'evoluzione significativa che lo rende ancora più sfaccettato e profondamente umano.

Il peso del passato e la solitudine
Il burbero vicequestore continua a trascinarsi dietro un fardello emotivo che lo definisce profondamente. Le notti di Rocco sono tormentate: dorme a malapena tre ore, soffre di insonnia cronica e si rifugia spesso sul divanetto dell'ufficio quando il sonno lo abbandona. Al risveglio, nonostante la bellezza delle albe valdostane, sente "la voglia di spararsi" e accende immediatamente una sigaretta, quasi sempre una canna.

Questa condizione riflette ciò che Sandra gli fa notare con spietata lucidità: "Tu ci sguazzi nella memoria pur di evitare il presente. Figuriamoci il futuro". In effetti, Rocco vive intrappolato in quello che Marina descrive come un "processo di desertificazione interiore" - un circuito continuo di inedia e rabbia, illusioni e delusioni, attrazione e solitudine amorosa.

Tuttavia, nell'ultimo romanzo qualcosa sembra cambiare. Per la prima volta, Schiavone inizia a chiedersi se forse le donne della sua vita non abbiano ragione, e se il presente non precipiti troppo velocemente nel passato, impedendogli di vivere davvero.

Il rapporto con Sandra e Marina
La relazione con Marina, nonostante sia morta da anni, rimane il cardine emotivo della vita di Rocco. Nei suoi momenti di solitudine, continua a immaginarla viva, intenta a completare cruciverba o a imparare nuove parole, intavolando conversazioni che rivelano quanto sia ancora profondamente innamorato di lei.

Allo stesso tempo, la relazione con Sandra Buccellato aggiunge complessità alla vita sentimentale del protagonista. Giornalista proveniente da una famiglia benestante, Sandra rappresenta per Rocco una possibilità di cambiamento. Il loro rapporto, inizialmente professionale e conflittuale, è evoluto in una relazione sentimentale che permette a entrambi di mostrare le proprie vulnerabilità.

In questo nuovo capitolo, Sandra si presenta come "una detective mancata", un aspetto che la lega profondamente a Rocco. Come lei stessa afferma: "Il rapporto tra Rocco e Sandra nasce come rapporto professionale, di scambio e di diversi punti di vista. Ma soprattutto in questa stagione lui ha la possibilità di cambiare, di prendere in mano la sua vita."

Il ruolo della squadra investigativa
La questura di Aosta, sotto la guida di Schiavone, funziona come una singolare "compagnia di ventura". Nonostante il suo carattere burbero, Rocco protegge i suoi collaboratori come "un padre scorbutico", riconoscendo i loro limiti ma apprezzando le loro qualità uniche.

Oltre ai colleghi ufficiali, un ruolo fondamentale nella vita di Rocco è rivestito dai suoi tre amici storici: Brizio, Furio e Sebastiano. Tutti ladri, ma a modo loro "onesti" e giusti, rappresentano il legame di Schiavone con il suo passato romano. Spesso lo visitano ad Aosta, portando con loro "il calore sporco di Roma" e aiutandolo nelle indagini con metodi non convenzionali.

In questo nuovo romanzo, osserviamo anche l'evoluzione del rapporto conflittuale ma rispettoso con il questore Costa e il magistrato Baldi, segno di una maturazione professionale che va di pari passo con quella personale.

Stile Narrativo e Struttura: Il Manzini Più Maturo
Con "Il Passato è un Morto", Antonio Manzini raggiunge una maturità narrativa che eleva questo capitolo oltre i precedenti della serie. La sua prosa, evoluta e raffinata, rappresenta il culmine di un percorso creativo in costante crescita.

Ironia, introspezione e dialoghi brillanti
La narrazione di Manzini si distingue per un'alternanza sapiente tra riflessioni profonde e momenti di tensione. L'autore esplora con acume temi universali come la fuga, il rimpianto e la difficoltà di fare i conti con il passato. Tuttavia, la vera forza del libro risiede nei dialoghi brillanti che caratterizzano ogni interazione tra i personaggi.

La conversazione tra Rocco e il professor Brunetti, descritto come "un cammeo" in cui il vicequestore "deve giocare a scacchi", mostra perfettamente questa capacità. Inoltre, i momenti comici non mancano, soprattutto grazie al personaggio di D'Intino e alle sue sfortunate avventure sentimentali, condite da poesie in dialetto abruzzese che strappano inevitabilmente un sorriso.

Un equilibrio tra dramma e leggerezza
Ciò che rende questo romanzo così coinvolgente è l'equilibrio perfetto tra elementi drammatici e momenti di leggerezza. Manzini non si risparmia e non risparmia il lettore, portandolo attraverso l'intero spettro delle emozioni. La malinconia di Rocco funge da "colonna sonora della storia", mentre la sua ironia graffiante e amara caratterizza i dialoghi durante l'indagine.

Il romanzo alterna momenti di riflessione e introspezione a scene d'azione e suspense, mantenendo un ritmo incalzante che non concede pause. Questa struttura narrativa permette al lettore di vivere intensamente sia i momenti più cupi che quelli più leggeri, creando un'esperienza di lettura completa e avvincente.

Scrittura cinematografica e coinvolgente
La prosa di Manzini appare sempre curata e coerente, oscillando con maestria fra commozione e sorriso. La narrazione avviene in terza persona variabile al passato, con un capitolo dedicato a ognuna delle intense giornate dell'indagine. Questa struttura conferisce al romanzo un ritmo serrato e una qualità cinematografica che cattura immediatamente l'attenzione.

La sua scrittura è incisiva, movimentata e profonda, mantenendo il lettore incollato alle pagine in un susseguirsi di colpi di scena. Le frasi sono fatte di sfumature e riflessioni che meritano di essere lette e rilette più volte. In alcuni momenti, la sofferenza di Rocco, il suo male di vivere, sono così tangibili che si percepiscono a pelle, trapelando da ogni gesto e da ogni parola.

Pregi e Difetti del Romanzo: Cosa Funziona e Cosa No
Analizzando "Il Passato è un Morto", emergono chiaramente sia elementi di grande pregio che aspetti più discutibili, rendendo questa valutazione complessiva particolarmente interessante.

Punti di forza: trama, personaggi, emozioni
Indubbiamente, uno degli aspetti più riusciti del romanzo è la capacità di Manzini di unire "una trama complessa del genere thriller, un'ironia raffinata e parentesi drammatiche e commoventi". La struttura narrativa crea un'esperienza emotiva completa, dove il lettore può trovarsi "a piangere dal ridere con tanto di lacrime, così come a piangere sul finale".

Particolarmente apprezzabile risulta l'inserimento di un tema centrale, quello del passato e della memoria, che segna l'evoluzione dei personaggi principali e tiene unita anche la trama del giallo. Questa scelta stilistica aumenta notevolmente il valore introspettivo ed emozionale dell'opera.

Critiche: lunghezza e personaggi secondari sottoutilizzati
Nonostante i numerosi pregi, alcuni aspetti meritano critiche costruttive. In particolare, "il libro è lungo e spesso lento nella trama" con "alcuni passi descrittivi eccessivi e inutili nell'economia del racconto". Diversi lettori concordano che "con una ventina di pagine in meno l'intero libro ne avrebbe giovato".

Inoltre, la gestione di alcuni personaggi secondari risulta lacunosa: "qualcuno potrebbe farci sapere che fine abbiano fatto Italo e Gabriele?" - personaggi che sembrano essere stati "abbandonati a loro stessi" senza una chiara motivazione narrativa.

Confronto con i precedenti della serie
Nel panorama della serie dedicata a Rocco Schiavone, questo romanzo rappresenta probabilmente il punto più alto. Come affermano molti lettori, questo è "uno dei più belli, se non il più bello della serie di Schiavone" e "sicuramente il più maturo".

Ciò che distingue questo capitolo dai precedenti è soprattutto la crescita dell'autore, poiché "non è semplice per un autore cambiare sempre schema e migliorarsi ad ogni nuovo romanzo, Manzini è uno dei pochi che ci riesce". Il risultato è un'opera dove "qualità, intensità e imprevedibilità salgono capitolo dopo capitolo segnando goal letterari indimenticabili".

Conclusione
Certamente, "Il Passato è un Morto" rappresenta il culmine artistico della serie di Rocco Schiavone. La maestria narrativa di Manzini brilla attraverso ogni pagina, rendendo impossibile interrompere la lettura. Questo romanzo trascende il semplice giallo, diventando una profonda riflessione sulla memoria e sulle conseguenze delle nostre azioni passate.

L'intreccio dei due casi investigativi, combinato con l'evoluzione umana del protagonista, crea un'esperienza di lettura davvero coinvolgente. Particolarmente riuscito risulta il modo in cui l'autore bilancia perfettamente i momenti di tensione con quelli di introspezione. Infatti, mentre seguiamo le indagini sul misterioso Paolo Sanna, assistiamo anche al viaggio emotivo di Rocco, costretto finalmente a confrontarsi con i propri demoni.

Nonostante alcune lungaggini narrative evidenziate nelle critiche, la struttura complessiva del romanzo funziona sorprendentemente bene. Senza dubbio, la capacità di Manzini di alternare momenti drammatici a parentesi di spiazzante ironia costituisce uno degli elementi più affascinanti della sua scrittura.

Altrettanto notevole appare l'evoluzione dei personaggi secondari, specialmente Sandra e la squadra investigativa, che arricchiscono la narrazione con le loro personalità distintive. Sebbene alcuni personaggi minori rimangano sottosviluppati, il nucleo emotivo della storia mantiene una potenza rara.

La vera forza del libro, tuttavia, risiede nella sua capacità di farci riflettere sulla natura del tempo e su come il passato influenzi inevitabilmente il presente. Essenzialmente, Manzini ci ricorda che, per quanto possiamo cercare di sfuggire ai nostri ricordi, essi rimangono sempre parte di noi.

A chi non ha ancora letto questo capitolo della saga di Schiavone, posso solo dire: preparatevi a una notte insonne. Il libro vi catturerà dalla prima all'ultima pagina, lasciandovi con la sensazione agrodolce che solo le grandi storie sanno regalare. Dopotutto, come suggerisce il titolo stesso, il passato non muore mai completamente - continua a vivere attraverso le nostre azioni, le nostre scelte e, fortunatamente per noi lettori, attraverso personaggi indimenticabili come Rocco Schiavone.

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