The promise ~ La Promessa ~ Promesa: Multilanguage: Eng/Ita/Esp
Summer isn't just a season; it's a promise. A promise made by time itself, by the sun that rises ever more languidly, like a satiated lover after a long, languorous night of passion. And the nostalgia, ah, the nostalgia for summer isn't a simple memory, but a sweet and persistent ache, a shadow that stretches over the cold days of autumn. It's the ghost of a lost eternity, the sigh of a soul that yearns for that suspended time, for that perfect moment when the world finally seemed to have found its balance.
I remember (though it's not a personal memory, for the summer I speak of is an idea, an archetype, a place of the soul) that first, intoxicating contact with the briny air, that thick and primordial scent of iodine, of seaweed, and of warm sand. It's the scent of freedom, of absolute carefree abandon. It's the perfume of a tanned and relaxed body, of skin that has absorbed every ray, every drop, every moment of that powerful and purifying light. The light of summer is different; it's not merely brightness, but a enveloping warmth, a scorching embrace that fuses you with the surrounding environment. The high, scorching sun is a benevolent tyrant, reigning unchallenged over endless, azure skies, with not a single cloud to mar its sovereignty. It is a beacon that guides our lazy days and forces us to slow down, to live at the slow, rhythmic pace of the waves breaking on the shore.
And the sea, what a marvelous soul the summer sea has! Calm, placid, almost unreal in its crystalline stillness. Its waters are not just an element, but a mirror, an immense and sparkling looking glass that reflects the boundless blue of the sky. Its ripples are light, barely a tremor, like the breath of a sleeping giant. It's an irresistible invitation to immerse oneself in that primordial liquid, to be cradled by its sweet and hypnotic sway. Swimming in that sea is like coming home, to a vast, maternal womb that welcomes and protects you. The sun's rays penetrate its surface, creating a dance of light and shadow on the sandy seabed, illuminating tiny grains and forgotten shells. The water is cool, but not cold, and it envelops the skin with a sensation of deep, all-encompassing well-being. You feel light, almost weightless, suspended between two infinities: the blue of the sky and the blue of the sea.
The vacation, what a powerful word. It's not just a period of rest, but a temporal interruption, a magical parenthesis where the rules of daily life no longer apply. It's a time for not doing, for getting lost, for completely surrendering to the flow of events. The mornings are lazy and without a schedule. Breakfasts turn into long and peaceful rituals, savoring the salty taste of freshly baked bread and the sweet, juicy aroma of a ripe peach. The days follow one after another with perfect regularity, marked only by the movement of the sun. You walk on the warm sand, you build sandcastles that the sea, with its elegant indifference, will reclaim, you read books that smell of salt and sunscreen. Every gesture is slow, every word superfluous. Faces are relaxed, smiling, and eyes hold a different, more serene, more luminous gleam. Conversations are light and carefree; you talk about nothing and everything, without haste, without demands.
The nostalgia for summer is the desire to return to that primordial simplicity. It's the memory of a crystalline laugh that gets lost in the wind, of the unmistakable sound of a seagull soaring high in the sky, of the cool and welcoming shade of an umbrella that offers refuge from the heat. It's the longing to feel once more on your skin the gentle, salty caress of the sea breeze, the damp and refreshing touch of a shower after a day spent in the sun. It's the sigh that escapes when you think back to those unforgettable sunsets, to that fiery disk that slowly plunges into the sea, painting the sky with orange, pink, and violet hues, like an impressionistic painting by a divine artist. Those fiery skies are a promise that, after the night, the sun will shine again, but nostalgia knows that promise is already a memory.
The end of the vacation is a silent and inexorable goodbye. It's the moment when you try to catch one last ray of sun, one last crash of a wave, to imprint every detail, every sensation, every scent into your memory. You try to take a piece of that magic home with you, a fragment of eternity. And so, returning to reality, nostalgia nestles in our hearts. It's the bitter and sweet taste of a memory that cannot be replicated, of a time that cannot be brought back. It's the sand you still find in the pockets of your jeans, the scent of salt that lingers on your clothes, the tanned skin that slowly fades.
This nostalgia is a precious gift, a reminder not to forget our capacity for happiness, for living fully, for finding beauty in simple things. It's a beacon that, on dark and cold days, reminds us that within us there is a sun that never sets, a sea that never stops whispering its song, a vacation that awaits us, season after season, year after year.
And so, the anticipation for the next summer becomes part of the nostalgia, an eternal cycle of desire and fulfillment, of loss and rediscovery. A cycle that defines our lives, our hopes, and our deepest dreams.
L’estate non è una stagione, bensì una promessa. Una promessa fatta dal tempo, dal sole che si alza sempre più pigramente, come un amante sazio dopo una lunga e languida notte d’amore. E la nostalgia, ah, la nostalgia dell’estate non è un semplice ricordo, ma un dolore dolce e persistente, un’ombra che si allunga sulle fredde giornate d’autunno. È il fantasma di un’eternità perduta, il sospiro di un’anima che anela a quel tempo sospeso, a quel momento perfetto in cui il mondo sembrava finalmente aver trovato il suo equilibrio.
Ricordo (ma non è un ricordo personale, perché l’estate di cui parlo è un’idea, un archetipo, un luogo dell’anima) quel primo, inebriante contatto con l’aria salmastra, quell’odore denso e primordiale che sa di iodio, di alghe e di sabbia calda. È l’odore della libertà, della spensieratezza assoluta. È il profumo di un corpo abbronzato e rilassato, della pelle che ha assorbito ogni raggio, ogni goccia, ogni istante di quella luce potente e purificatrice. La luce dell’estate è diversa, non è solo luminosità, è un calore avvolgente, un abbraccio rovente che ti fonde con l’ambiente circostante. Il sole alto e cocente è un tiranno benevolo, che regna incontrastato su cieli azzurri e infiniti, senza una singola nuvola a intaccare la sua sovranità. È un faro che guida le nostre giornate pigre e ci costringe a rallentare, a vivere al ritmo lento e cadenzato delle onde che si infrangono sulla riva.
E il mare, che anima meravigliosa è il mare d’estate! Calmo, placido, quasi irreale nella sua immobilità cristallina. Le sue acque non sono un elemento, ma uno specchio, un immenso e scintillante specchio che riflette l’azzurro sconfinato del cielo. Le sue increspature sono leggere, appena un fremito, come il respiro di un gigante addormentato. È un’invito irresistibile a immergersi in quel liquido primordiale, a farsi cullare dal suo dolce e ipnotico dondolio. Nuotare in quel mare è come tornare a casa, a un grembo materno e vasto che ti accoglie e ti protegge. I raggi del sole penetrano la sua superficie, creando giochi di luce e ombre che danzano sul fondale sabbioso, illuminando minuscoli granelli e conchiglie dimenticate. L’acqua è fresca, ma non fredda, e avvolge la pelle con una sensazione di benessere profondo e totalizzante. Ci si sente leggeri, quasi senza peso, sospesi tra due infiniti: l’azzurro del cielo e l’azzurro del mare.
La vacanza, che parola potente. Non è solo un periodo di riposo, ma un’interruzione temporale, una parentesi magica in cui le regole della vita quotidiana non valgono più. È il tempo del non fare, del perdersi, dell’abbandonarsi completamente al fluire degli eventi. Le mattine sono pigre e senza orario. Le colazioni si trasformano in lunghi e pacifici rituali, gustando il sapore salato del pane appena sfornato e l’aroma dolce e succoso di una pesca matura. Le giornate si susseguono l’una all’altra con una regolarità perfetta, scandite solo dal movimento del sole. Si cammina sulla sabbia tiepida, si costruiscono castelli di sabbia che il mare, con la sua indifferenza elegante, si riprenderà, si leggono libri che profumano di sale e di crema solare. Ogni gesto è lento, ogni parola superflua. I volti sono rilassati, sorridenti, e gli occhi hanno un bagliore diverso, più sereno, più luminoso. Le conversazioni sono lievi e spensierate, si parla del nulla e del tutto, senza fretta, senza pretese.
La nostalgia dell’estate è il desiderio di tornare a quella semplicità primordiale. È il ricordo di una risata cristallina che si perde nel vento, del suono inconfondibile di un gabbiano che volteggia alto nel cielo, dell’ombra fresca e accogliente di un ombrellone che offre rifugio dalla calura. È la voglia di sentire ancora una volta sulla pelle la carezza lieve e salata della brezza marina, il tocco umido e rinfrescante di una doccia dopo una giornata passata sotto il sole. È il sospiro che si sprigiona quando si ripensa a quei tramonti indimenticabili, a quel disco di fuoco che si immerge lentamente nel mare, tingendo il cielo di sfumature arancioni, rosa e violette, come un quadro impressionista dipinto da un artista divino. Quei cieli infuocati sono la promessa che, dopo la notte, il sole tornerà a splendere, ma la nostalgia sa che quella promessa è già un ricordo.
La fine della vacanza è un addio silenzioso e inesorabile. È il momento in cui si cerca di catturare un ultimo raggio di sole, un ultimo scroscio di onda, di imprimere nella memoria ogni dettaglio, ogni sensazione, ogni odore. Si cerca di portarsi a casa un pezzo di quella magia, un frammento di eternità. E così, tornati alla realtà, la nostalgia si annida nei nostri cuori. È il sapore amaro e dolce di un ricordo che non può essere replicato, di un tempo che non può essere riportato indietro. È la sabbia che troviamo ancora nelle tasche dei nostri jeans, il profumo di sale che aleggia sui nostri vestiti, la pelle abbronzata che lentamente sbiadisce.
Questa nostalgia è un dono prezioso, un monito a non dimenticare la nostra capacità di essere felici, di vivere pienamente, di trovare la bellezza nelle cose semplici. È un faro che, nelle giornate buie e fredde, ci ricorda che dentro di noi c’è un sole che non tramonta mai, un mare che non smette mai di sussurrare il suo canto, una vacanza che ci aspetta, stagione dopo stagione, anno dopo anno.
E così, l’attesa per l’estate successiva diventa parte della nostalgia, un ciclo eterno di desiderio e realizzazione, di perdita e di ritrovamento. Un ciclo che definisce le nostre vite, le nostre speranze e i nostri sogni più profondi.
El verano no es una estación, sino una promesa. Una promesa hecha por el tiempo mismo, por el sol que se eleva cada vez más lánguidamente, como un amante saciado después de una larga y lánguida noche de amor. Y la nostalgia, ah, la nostalgia del verano no es un simple recuerdo, sino un dolor dulce y persistente, una sombra que se alarga sobre los fríos días de otoño. Es el fantasma de una eternidad perdida, el suspiro de un alma que anhela ese tiempo suspendido, ese momento perfecto en el que el mundo parecía finalmente haber encontrado su equilibrio.
Recuerdo (aunque no es un recuerdo personal, porque el verano del que hablo es una idea, un arquetipo, un lugar del alma) ese primer e inebriante contacto con el aire salobre, ese olor denso y primordial que sabe a yodo, a algas y a arena caliente. Es el olor de la libertad, de la despreocupación absoluta. Es el perfume de un cuerpo bronceado y relajado, de la piel que ha absorbido cada rayo, cada gota, cada instante de esa luz potente y purificadora. La luz del verano es diferente; no es solo luminosidad, es un calor envolvente, un abrazo ardiente que te funde con el ambiente circundante. El sol alto y abrasador es un tirano benévolo, que reina sin oposición sobre cielos azules e infinitos, sin una sola nube que empañe su soberanía. Es un faro que guía nuestros días perezosos y nos obliga a bajar el ritmo, a vivir al compás lento y cadencioso de las olas que rompen en la orilla.
Y el mar, ¡qué alma tan maravillosa tiene el mar en verano! Calmo, plácido, casi irreal en su quietud cristalina. Sus aguas no son un elemento, sino un espejo, un inmenso y resplandeciente espejo que refleja el azul ilimitado del cielo. Sus ondas son ligeras, apenas un temblor, como la respiración de un gigante dormido. Es una invitación irresistible a sumergirse en ese líquido primordial, a dejarse mecer por su dulce e hipnótico vaivén. Nadar en ese mar es como volver a casa, a un vientre materno y vasto que te acoge y te protege. Los rayos del sol penetran su superficie, creando juegos de luz y sombra que danzan en el lecho marino arenoso, iluminando diminutos granos y conchas olvidadas. El agua es fresca, pero no fría, y envuelve la piel con una sensación de bienestar profundo y total. Te sientes ligero, casi sin peso, suspendido entre dos infinitos: el azul del cielo y el azul del mar.
Las vacaciones, qué palabra tan poderosa. No es solo un período de descanso, sino una interrupción temporal, un paréntesis mágico en el que las reglas de la vida cotidiana ya no aplican. Es el tiempo del no hacer, del perderse, del abandonarse por completo al fluir de los acontecimientos. Las mañanas son perezosas y sin horario. Los desayunos se transforman en largos y pacíficos rituales, disfrutando del sabor salado del pan recién horneado y del aroma dulce y jugoso de un melocotón maduro. Los días se suceden uno tras otro con una regularidad perfecta, marcados solo por el movimiento del sol. Se camina sobre la arena tibia, se construyen castillos de arena que el mar, con su elegante indiferencia, reclamará, se leen libros que huelen a sal y a protector solar. Cada gesto es lento, cada palabra superflua. Los rostros están relajados, sonrientes, y los ojos tienen un brillo diferente, más sereno, más luminoso. Las conversaciones son ligeras y despreocupadas, se habla de la nada y del todo, sin prisa, sin pretensiones.
La nostalgia del verano es el deseo de volver a esa simplicidad primordial. Es el recuerdo de una risa cristalina que se pierde en el viento, del sonido inconfundible de una gaviota que vuela alto en el cielo, de la sombra fresca y acogedora de una sombrilla que ofrece refugio del calor. Es el anhelo de sentir una vez más en la piel la caricia leve y salada de la brisa marina, el toque húmedo y refrescante de una ducha después de un día pasado bajo el sol. Es el suspiro que se escapa cuando uno piensa en esos atardeceres inolvidables, en ese disco de fuego que se sumerge lentamente en el mar, tiñendo el cielo de matices anaranjados, rosados y violetas, como un cuadro impresionista pintado por un artista divino. Esos cielos de fuego son la promesa de que, después de la noche, el sol volverá a brillar, pero la nostalgia sabe que esa promesa ya es un recuerdo.
El final de las vacaciones es un adiós silencioso e inexorable. Es el momento en el que se intenta capturar un último rayo de sol, un último rompeolas, de grabar en la memoria cada detalle, cada sensación, cada olor. Se intenta llevar a casa un pedazo de esa magia, un fragmento de eternidad. Y así, de vuelta a la realidad, la nostalgia se anida en nuestros corazones. Es el sabor amargo y dulce de un recuerdo que no puede ser replicado, de un tiempo que no puede ser traído de vuelta. Es la arena que aún encontramos en los bolsillos de nuestros pantalones, el perfume de sal que flota en nuestra ropa, la piel bronceada que poco a poco se desvanece.
Esta nostalgia es un regalo precioso, una advertencia para no olvidar nuestra capacidad de ser felices, de vivir plenamente, de encontrar la belleza en las cosas simples. Es un faro que, en los días oscuros y fríos, nos recuerda que dentro de nosotros hay un sol que nunca se pone, un mar que nunca deja de susurrar su canto, unas vacaciones que nos esperan, estación tras estación, año tras año.
Y así, la espera del siguiente verano se convierte en parte de la nostalgia, un ciclo eterno de deseo y realización, de pérdida y de reencuentro. Un ciclo que define nuestras vidas, nuestras esperanzas y nuestros sueños más profundos.
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