Da povero a povero: la gerarchia dei perdenti
In ogni società, classe sociale o fase della vita esiste chiaramente un sistema di classificazione di cui non si parla mai. Ora, non stiamo parlando dei milionari segreti nella lista di Forbes, ma della sorprendente gerarchia dei perdenti: basta aprire gli occhi su ogni piccolo dettaglio per rendersene conto.
Alla base ci sono i perdenti quotidiani, quelli che perdono l'autobus, si rovesciano il caffè addosso o mandano un messaggio alla persona sbagliata. Non importa quanto grave o insignificante possa essere la perdita, ha comunque un posto nella gerarchia delle perdite, il che determina la posizione di una persona nella gerarchia dei perdenti ed è un piccolo promemoria costante che nella vita non tutto va come pianifichiamo o prevediamo.
C'è un livello superiore ai perdenti di base: sono i perdenti in difficoltà finanziarie, quelli che lavorano sodo ma sono sempre al verde, non importa quanto guadagnino: sono i re e le regine quando si tratta di sopravvivere a fine mese. Potrebbero vivere di noodles istantanei fingendo che vada tutto bene, nella gerarchia questa è una perdita, ma non li colloca in cima o in fondo alla lista.
Salire più in alto nella scala dei perdenti è come incontrare i perdenti dei social media, quelli che inseguono like, follower e rilevanza, pubblicano selfie che vengono ignorati o sfide di ballo che nessuno guarda per loro, ogni visualizzazione sembra un tabellone pubblico della loro autostima.
Poi troviamo quelli che sono falliti nella carriera, quelli bloccati in lavori che odiano o licenziati da lavori che amavano, indossano cravatte e portano con sé computer portatili, ma dentro sanno di stare perdendo una gara che non hanno mai veramente voluto correre.
Ora, in cima alla gerarchia ci sono i falliti, quelli con tutti i soldi, la fama o l'influenza, ma senza pace mentale, se ne stanno seduti in ville a scorrere feed di lusso e si sentono ancora vuoti perché hanno perso battaglie che il denaro non può vincere. quindi da squattrinato a distrutto la gerarchia dei perdenti è reale ma ecco l'ironia: ognuno ha il suo posto in quella scala e a un certo punto la vita fa sì che tutti perdiamo a turno, forse è questo che ci rende uguali, forse la perdita è l'unica cosa che tutti condividiamo veramente.